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Il Desiderio e la Felicità nell’Epoca del Consumismo Istantaneo

La speranza, quella forza immateriale e potente che ci guida attraverso le incertezze della vita, sorge solo grazie all’esistenza del desiderio. Quest’ultimo, infatti, rappresenta la possibilità di un futuro in cui possiamo raggiungere qualcosa che migliorerà la nostra esistenza, qualcosa che appagherà un nostro ideale, sia esso di natura materiale o spirituale.

Si tratta di un incessante ricerca del piacere, il quale è spesso legato a un desiderio ancora inespresso. Il grado in cui riusciamo a soddisfare questi desideri determinerà il livello di appagamento e di felicità esistenziale che possiamo raggiungere. Infatti, la felicità non è un fenomeno casuale, bensì il risultato di un viaggio interiore libero, una conquista ottenuta da coloro che sono in grado di navigare liberamente all’interno del loro essere.

Tuttavia, il concetto di felicità, come viene interpretato dalle società consumistiche contemporanee, è lontano da quello che può essere definito una vera felicità. In questi modelli sociali, manca un elemento fondamentale: il desiderio autodeterminato. Infatti, felicità e desiderio sono due stati emotivi strettamente legati: la mancanza di uno influisce inevitabilmente sull’altro.

La felicità, in questo contesto, è vista come la realizzazione di una speranza, di un desiderio, che ciò che desideriamo possa raggiungerci. Non risiede, quindi, nella presenza dell’oggetto del desiderio, ma piuttosto nell’assenza, poiché il desiderio si radica in un vuoto.

Freud, il famoso psicoanalista, ha individuato nel sacrificio dell’appagamento del desiderio la base stessa della società civile. E, sebbene tutti concordino su questo sacrificio necessario, i problemi emergono quando, a seguito di tale sacrificio, la società non propone un modello alternativo che generi nuovi desideri e nuove possibilità di appagamento futuro.

In particolare, le società consumistiche tendono a soddisfare ogni desiderio immediatamente, ancor prima che se ne senta il bisogno. Questo comporta l’eliminazione di qualsiasi spazio per l’assenza o l’attesa, compresa l’attesa del pensiero stesso.

Per esemplificare, prendiamo in considerazione gli smartphone di un famoso brand, la Samsung. Ogni volta che un nuovo modello viene lanciato sul mercato, la società incoraggia già i consumatori a prenotare il modello successivo, che spesso non offre funzionalità essenziali aggiuntive rispetto a quello precedente, ma solo miglioramenti estetici o marginalmente funzionali.

Questo meccanismo genera un falso desiderio, una falsa esigenza, che porterà all’acquisto di un altro dispositivo che, in realtà, non aggiungerà nulla di significativo alla vita dell’individuo.

Purtroppo, lo stesso schema viene applicato anche ad altri bisogni umani fondamentali, come le pulsioni affettive, sessuali e relazionali. Tutti i nostri istinti vengono confezionati secondo schemi sociali e morali, trasformandoli in prodotti da consumare, privati del loro potenziale trasgressivo.

Per desiderare qualcosa, dobbiamo percepire un’assenza, un vuoto che ci spinge a cercare la sua presenza. Questo significa che dobbiamo liberarci da tutte le “scatole vuote” che riempiono la nostra esistenza e fare spazio per qualcosa di più profondo.

Il desiderio nasce solo da un vuoto, da un’assenza, che tutti gli esseri umani tendono a colmare. Questo stimolo, che accende il motore evolutivo dell’umanità, è l’eros, l’energia che guida la creazione e la realizzazione.

Tuttavia, in una società dove il modello esistenziale proposto è quello in cui “non deve mancare nulla”, il problema è proprio questo: non c’è nulla da desiderare. In questo apparente stato di pieno, l’essere umano perde la capacità di contemplare qualcosa di irraggiungibile, come una stella. In questo stato alienante, manca il desiderio, e quindi non c’è ricerca, né desiderio di evoluzione, né la spinta alla creazione.

Così, in assenza del potere dell’eros, prevale il Thanatos, la pulsione di morte, con il suo carico di angosce, depressioni e paure. Questo rappresenta una sfida per la nostra società: ritrovare l’equilibrio tra desiderio e appagamento, riscoprendo il valore dell’attesa e del desiderio come motore della vita e della felicità.

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