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Articolo di – Carolina Scinnimanco

L’INFANZIA MANIFESTA IN ETA’ ADULTA

I TRE TIPI DI CORRELAZIONE DELL’INFANZIA E L’ETA’ ADULTA

La letteratura scientifica ci ricorda come l’essere umano, sia la specie che per eccellenza genera una prole dipendente dai genitori, essa infatti non sarà indipendente per lungo tempo.

Viceversa, per un puledro i primi tentativi di reggersi sulle zampe avvengono tra i trenta e i sessanta minuti dalla nascita, ed uno scimpanzè, animale che condivide molte similitudini con l’uomo, è in grado di camminare da solo all’età di soli 4 mesi.

L’autonomia e l’indipendenza per la specie umana non fanno riferimento solo alla mobilità, o al procurarsi il cibo, ma si articolano tra le innumerevoli capacità che l’uomo deve sviluppare entro la maggiore età, e comunque per andare nel mondo.

1. EVENTI SIGNIFICATIVI NEL CONTESTO COMPORTAMENTALE

Molti, nonostante sia fissata un’età entro la quale l’individuo è considerato per legge con capacità di agire oltre che giuridica, restano intrappolati in convenzioni e condizionamenti appresi.

Ciò che viene appreso infatti, forma reti neurali nel cervello umano, che, vengono fortificate attraverso la ripetizione non solo di un compito, bensì anche di un comportamento.

I primi comportamenti appresi derivano proprio dall’ambiente sociale, (genitori e persone significative)

è possibile quindi che eventi traumatici non elaborati dei genitori, incidano nella relazione con il bambino e nel suo sistema neurale.

Ogni evento significativo quindi, vissuto nella fase dell’infante, può comportare effetti negativi sia sulla neurobiologia del cervello sia sullo sviluppo delle risposte emozionali apprese e di attaccamento.

2. TRAUMI INFANTILI

Allo stesso modo, da diversi anni la scienza ha dimostrato una evidente correlazione tra traumi e scenari patologici dell’età adulta che riguardano la vita dell’individuo a 360°: aspetti di natura fisico-psicologica, emozionale, relazionale o sessuale.

Durante lo sviluppo, il bambino può essere vittima di numerosi eventi fortemente traumatizzanti.

Alcuni traumi sono di natura accidentale, come per esempio la perdita di un caro, un incidente o la separazione dei genitori. 

Altri, invece sono più complessi e si collocano all’area della protezione e la cura del bambino, come per esempio il neglect (trascurare), l’abuso fisico o emotivo, il maltrattamento, il vivere in un contesto altamente disfunzionale (genitori tossicodipendenti o con gravi patologie psichiatriche). 

Uno studio, pubblicato sul National Center for Biotechnology Information (NCBI). US National Library of Medicine National Institutes of Health, condotto da un team di ricercatori dell’università di Liverpool e dell’università di Maastricht, ha analizzato i risultati di anni di ricerca scientifica relativa alla correlazione tra trauma infantile e sviluppo di una patologia in età adulta.

I risultati ottenuti hanno concluso che i bambini che hanno subito traumi psicologici prima dei 16 anni hanno una probabilità tre volte superiore rispetto agli altri di sviluppare una patologia psichiatrica nella vita adulta.

Le conseguenze più comuni dei traumi infantili a cui viene fatto riferimento sono le seguenti:

  • Disturbi del comportamento
  • Disturbo borderline
  • Disturbi alimentari, come anoressia e bulimia
  • Disturbi dissociativi della personalità
  • Depressione
  • Stati d’ansia

3. TRASCURATEZZA MATERNA

In un’interessante ricerca longitudinale, Shi e collaboratori (Shi, Bureau, Easterbrooks, Zhao e Lyons-Ruth, 2012) hanno esplorato l’influenza del ritiro materno nello sviluppo del bambino, considerando gli esiti a venti anni.

Il ritiro materno – caratterizzato da comportamenti interattivi silenziosi, nessuna accoglienza delle iniziative del bambino e uso eccessivo di oggetti per <<calmarlo>>, creerebbe “un sentimento affettivamente morto ed emotivamente distante nell’interazione, che trasmette al bambino la riluttanza del genitore a partecipare a una relazione basata sulla vicinanza fisica e sul coinvolgimento emozionale”

Un adulto di riferimento così distante e non emotivamente disponibile rimanda al concetto psicoanalitico della “madre morta”, descritto da André Green (1983) che rispecchierà nel bambino la stessa modalità socio-emozionale attraverso il condizionamento appreso.

CONCLUSIONE

Per tali ragioni è indispensabile, da adulti, occuparsi dell’elaborazione delle proprie ferite che hanno avuto origine nell’età della purezza, e trascenderle, in modo tale da essere certi di star vivendo la propria esistenza e non quella di qualcun altro.

Ad azione compiuta, sarebbe interessante effettuare una ricerca ulteriore, su un campione di esseri umani evoluti, per verificarne la rottura del circolo vizioso e stipulare una legge in grado di restituire agli esseri umani la propria esistenza.

Autore: Carolina Scinnimanco

 

■ Bibliografia

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